AdZ – MICROSTORIA DELLO SVILUPPO DELLA P101

Locandina della manifestazione.

Da giorni si vedono nei corridoi dell’ITIS “Carlo Zuccante” delle locandine che segnano giorni, ore e minuti che ci separano dal nostro primo evento. Racconteremo la storia di una invenzione tutta italiana: quella della Olivetti Programma 101. Si tratta del primo personal computer, famoso in tutto il mondo per il suo design (architetto Mario Bellini), ma anche per le innovazioni tecnologiche che ha introdotto nell’elettronica e nell’informatica.
Ecco ci siamo. Arriviamo quasi tutti alle 9:00, un po’ timorosi, emozionati o forse solo preoccupati. Gabriella, attenta alla parte burocratica, prende subito i moduli ‘Covid’ da compilare e insieme a Giovanni si fermano in atrio a svolgere questo compito per tutti gli ospiti.
Carmelo, Alessandro, Carlo e Giuseppe sono già in aula Magna a verificare che tutto sia stato predisposto. Marco accompagna l’ing. Giovanni De Sandre che, insieme all’ ing. Piergiorgio Perotto ed al perito Gastone Garziera, negli anni tra il 1962 e il 1965 hanno progettato “la Perottina”. Questo nomignolo è stato affibbiato alla Programma 101 proprio in onore all’ing. Perotto, considerato a buon diritto l’autore e il padre della P101 come scrive lo stesso De Sandre nella sua “Microstoria del progetto della programma 101”.

Aula magna “Zuccante”

Un po’ alla volta, ma in modo ordinato, arrivano gli studenti delle classi prescelte (le classi terze) e i loro docenti, che seguiranno in presenza la conferenza. Tutti gli altri studenti potranno seguire l’incontro in video-conferenza, direttamente nelle aule (nessuna meraviglia per l’ottima organizzazione dello Zuccante).

Il dott. Marco Macciantelli, dirigente dell’ITIS, dà inizio all’evento presentando l’Associazione “Amici dello Zuccante”, organizzatrice dell’incontro.
Nel suo discorso sottolinea come l’Associazione fa da collante tra coloro che hanno già vissuto l’esperienza di un mondo informatico con coloro che adesso si avvicinano a questa disciplina.

Dott. Marco Macciantelli dirigente scolastico.

Fa notare, inoltre, la validità della decisione di queste persone che hanno lavorato o studiato all’ITIS Zuccante di ritornarvi, perché evidentemente considerano positiva l’esperienza vissuta. Sottolinea infatti l’importanza dell’identità territoriale, perché il territorio (inteso non solo geograficamente, ma anche socialmente) dove si vive, o semplicemente la scuola che si è frequentata, lascia sicuramente un segno nelle persone. Il dott. Macciantelli esprime quindi il suo apprezzamento per la nascita di questa Associazione che punta ad uno scambio intergenerazionale e darà a molti la possibilità di ripercorrere una storia, quella tecnologica, interessante sotto molti punti di vista.

Il presidente dell’AdZ (Amici dello Zuccante) Carmelo Barchitta, ex allievo ed ex docente dello “Zuccante” , interviene ringraziando il Dirigente Scolastico per l’ospitalità e per averci incoraggiato e sostenuto nella creazione dell’associazione. Dopo il lungo periodo di immobilità causa covid 19, nel Settembre 2019, siamo riusciti a costituire, con questo statuto, la nostra associazione.

Carmelo Barchitta, ex allievo e docente dello “Zuccante” e presidente dell’associazione “AdZ”.

Cominciamo oggi il nostro viaggio associativo con una storia che ci riporta agli albori dell’informatica e alla nascita dell’ITIS “Carlo Zuccante” avvenuta nel lontano a.s. 1969/70 con i corsi di elettronica industriale e di trattamento automatico dell’informazione.
Qui è possibile vedere un filmato dedicato al 50° anniversario dell’istituzione del nuovo ITIS.
Alessandro Memo, segretario dell’AdZ, interviene brevemente per mettere in evidenza  l’importanza che ebbe l’invenzione della “Programma 101” nell’aprire la strada ad un nuovo modo di concepire il calcolo automatico.

Alessandro Memo, ex allievo ed ex docente dell’ITIS “Zuccante” e segretario dell’associazione “AdZ”

L’importanza dei tempi: nel ventennio (1960-1980) lo sviluppo dell’informatica e dell’elettronica si muovevano velocissimamente e di pari passo, si inventavano nuovi algoritmi, si sviluppavano i primi videogiochi come SpaceWar, veniva pubblicata la codifica ASCII e … Bill Gates e Steve Jobs frequentavano le elementari![/caption]

L’importanza dei costi: un calcolatore elettronico medio, l’IBM System/360, in grado di controllare fino ad un massimo di 248 terminali, costava nel 1965 tra i 225.000 (32KB) e 1.900.000 $ (1 MB), pari a 2-17 milioni di dollari di oggi. La P101 costava 4.200 $ del 1964 corrispondono a circa 39.000 $ di oggi, ed era il primo calcolatore desktop.

L’importanza dei calcoli: electronic calculator e electronic computer non erano sinonimi. I calcoli venivano generalmente fatti a mano, dai matematici dell’epoca. Ad esempio il team della NASA che nel 1962 ha portato il primo astronauta americano nello spazio per una missione orbitale era composto da circa 45 tra fisici ed ingegneri, ed era supportato da un centro di calcolo (Calculator Center) composto da una trentina di donne addette al calcolo manuale delle traiettorie dei missili.

L’importanza del team: per sviluppare il primo PC IBM, nel 1975, il team base era composto da più di 25 persone, per sviluppare il primo computer Apple Macintosh, nel 1984, il team era composto da più di 100 persone. Per la P101, il team era composto da … “Ma è meglio sentire dalla viva voce di chi ha vissuto questa esperienza”.

Giovanni De Sandre ci racconta la storia di un progetto industriale, che ha ottenuto un grande successo, non limitando lo sguardo solo all’aspetto tecnico.
Il racconto spazia, quasi scivolando, dalle motivazioni tecniche a quelle sociali, economiche, industriali e per ultimo, ma non meno importanti, a quelle umane. Leggendo il suo scritto “Microstoria del progetto della programma 101” si nota come i rapporti tra le persone del gruppo di progetto e dell’Olivetti in genere, sono stati di enorme importanza per raggiungere lo scopo; Inventare il personal computer. Di seguito alcuni paragrafi estratti dal testo citato.

A destra l’ing. Giovanni De Sandre a sinistra l’ing. Marco Rampin (ideatore dell’incontro) ex studente dello Zuccante.

All’epoca la vita era facile per chi cercava lavoro con una buona laurea scientifica: avevo ricevuto diverse offerte di impiego da grandi aziende come Pirelli, Siemens, Eni, Olivetti e altre.

I motivi della scelta sono chiari e semplici:
– attrazione per il settore emergente dei computer
– la sirena dei lab elettronici Olivetti in USA
– il confronto tra lo stile delle relazioni umane Olivetti e delle altre grandi aziende contattate, impietoso per queste ultime.

Pur essendo la tecnologia elettronica molto costosa, si intravedeva la possibilità di cominciare a realizzare piccole applicazioni a costi ragionevoli ed era stato costituito un gruppo di studio e progetto per applicazioni, che oggi si chiamerebbero di informatica distribuita, affidato all’ing. Perotto.

Eccezionale il rapporto professionale e umano con Perotto che ha plasmato la mia formazione professionale e maturato in me un senso di profondissima stima per una persona di grande cultura tecnica e capacità imprenditoriale, e di esemplare correttezza nei rapporti personali.

Sta di fatto che nella primavera del ‘62 il dr. Roberto Olivetti aveva chiesto all’ing. Perotto di avviare lo studio di fattibilità di una macchina da calcolo elettronica, dotata però anche della capacità di automatizzare la sequenza delle singole operazioni con cui si effettuavano i vari calcoli richiesti. La macchina avrebbe dovuto essere alla portata di un utente generico, non esperto di elaborazione dati e avere dimensioni comparabili con quelle delle macchine da calcolo meccaniche. Obiettivo di costo; naturalmente il più basso possibile.

Il primo punto essenziale da risolvere era la scelta della memoria della macchina, determinante ai fini del costo, ingombro e naturalmente della architettura logica interna. Qui si delinea la prima scelta vincente di Perotto. Lo schema del tipo a Linea magnetostrittiva (LMS) sembrava interessante.

L’individuazione di una stampante adeguata è rimasto un problema aperto, senza soluzioni di riferimento convincenti, fino alla primavera del 1963. La soluzione effettiva è stata trovata quasi per caso; Il dispositivo, estremamente compatto, richiedeva una elettronica di pilotaggio minima, aveva prestazioni eccezionali, 30 car/sec contro i 15 massimi sui prodotti meccanici dell’epoca (macchine per scrivere, da calcolo, contabili).

Anche la concreta realizzazione della cartolina magnetica, pur ben presente come esigenza, ha una origine quasi fortuita.

Il gruppo elettronico utilizzava circa 670 transistor, montati in 8 piastre più una contenente anche la memoria.

Complessivamente tutto il linguaggio era realizzato con 15 istruzioni di significato intuitivo ed elementare. A questo proposito vorrei ricordare due curiosità. Perotto probabilmente pensava che, per quanto bravo, ero però sicuramente ignorante (nel senso di digiuno) di linguaggi di programmazione e, prima di iniziare lo sviluppo del prototipo definitivo, mi aveva consigliato di consultarmi con il dott. Alfieri, un softwarista molto esperto dei laboratori. E così, su suo suggerimento, è stata introdotta una istruzione di salto simbolico che permetteva al programmatore di individuare la nuova istruzione da cui riprendere il programma senza doverne calcolare la posizione, ma semplicemente inserendo un riferimento per il salto prima della stessa istruzione. Era un concetto ovvio per un programmatore assembler, ma non per noi, ed infatti non ci era venuto in mente.

E va da sé che una grande attenzione è stata dedicata alla definizione del set di istruzioni e alla verifica della sua validità per un campo molto articolato di settori applicativi, ben confermato dalla ampiezza della biblioteca di programmi che sono stati successivamente sviluppati.

Il nuovo design, affidato poi dal dr. Roberto all’architetto Mario Bellini, si incanalava immediatamente nella giusta direzione e si concludeva con una immagine molto piacevole e originale che contribuiva decisamente a valorizzare la macchina.

La presentazione della P101 al BEMA di NY è stata un successo immediato e clamoroso di pubblico che la stampa USA ha evidenziato sottolineando tutti gli aspetti innovativi essenziali della macchina: la semplicità di utilizzo, le dimensioni ed il costo adeguati alla fascia bassa di un mercato potenzialmente enorme.

E l’ITIS “Carlo Zuccante”?……

Giuseppe Callegarin.

Nell’anno scolastico 1969/70, nel laboratorio della  nuova specializzazione di “trattamento automatico dell’informazione”, arrivarono una decina di Olivetti Programma 101.

Le P101 vennero usate fino al 1979/80 e poi furono dismesse. Giuseppe Callegarin, ex studente ed ex insegnante dello Zuccante, ed alcuni suoi colleghi riuscirono a salvarne una, che ora fa bella mostra nel museo dell’Istituto gestito con la collaborazione dell’associazione “Amici dello Zuccante”.

Callegarin racconta che: Nelle prime settimane di scuola il prof. Pupolin ci fece apprendere sintassi e semantica delle istruzioni della P101 senza mai farci toccare le macchine. Quasi contemporaneamente, il prof. Mildonian ci coinvolse con una efficace e avvincente didattica basata sul “problem solving”, quando questa tecnica per l’apprendimento non era ancora molto diffusa tra gli insegnanti. In pratica, il prof ci proponeva una serie di problemi adeguati alle nostre conoscenze e ci guidava alla loro risoluzione mediante una ricerca collettiva e l’uso dei diagrammi di flusso. Più tardi si passò alla successiva codifica per la P101. E ancora: La P101, tra i molti meriti che le sono stati riconosciuti, ha avuto quello di essere stata di grande aiuto nella formazione dei primi periti informatici nel periodo compreso tra il 1969 e il 1976. La macchina si prestava a far apprendere nozioni basilari della programmazione come la sequenza, il test e il ciclo, cioè i mattoni necessari per costruire la struttura degli algoritmi. Dettagli e integrazioni dell’intervento di Callegarin si trovano  nell’articolo: Ricordi di programmazione P101 all’ITIS “C. Zuccante

Nel salutare con affetto Giovanni De Sandre, lo ringraziamo anche per aver partecipato insieme a tutti noi ad un momento conviviale.

La nostra passione non è il cibo, ma lo stare insieme.